Si innalza maestosa la Basilica della Santissima Trinità di Saccargia, incurante dei suoi 900 anni. Perfezione disarmante e singolare bicromia ne fanno il monumento romanico più popolare della Sardegna.
Le sue pietre sono intrise di un passato fatto di storia e leggenda, il suo imponente campanile scruta l’immenso orizzonte, mentre un monaco vestito di bianco sembra ancora meditare nei resti dell’antico monastero.
La Basilica di SS. Trinità della Saccargia è uno dei più ammirevoli esempi di architettura romanico pisana della Sardegna.
Sorge accanto ai resti dell’antico monastero camaldonese fondato dallo stesso ordine intorno al 1112.
Il complesso abbaziale venne poi abbandonato, probabilmente, alla fine del Trecento dall’ordine camaldonese, infatti l’ultimo atto riguardante l’abbazia come monastero, risale al 1384.
Il nome Saccargia non deriva, come spesso erroneamente riportato, dall’espressione in lingua sarda logudorese “s’acca argia” (la vacca pezzata), ma dal nome medioevale, contenuto in documenti in lingua latina: “Sacraria”.
La chiesa di Saccargia è in stile romanico pisano, costruita con calcare bianco e basalto nero.
L’affresco nell’abside della basilica di Saccargia è stato realizzato nel XII secolo da un’artista ignoto, ancora oggi è considerato l’unico esempio di pittura murale romanica in buono stato di conservazione in Sardegna.
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